In un mercato siderurgico mondiale in espansione (nel 2003 la produzione stata di 962,5 milioni di tonnellate, con un incremento di oltre il 6 percent) la Cina continua nel suo spettacolare progresso che riflette sia lo sviluppo economico in generale sia una crescente "intensita di acciaio", tipica di un paese che deve dotarsi di in-frastrutture e di impianti produttivi. Per il 2003 la produzione di acciaio grezzo e stata di 220,1 milioni di tonnellate, con un incremento del 21,2 percent rispetto all'anno precedente. Dato che nel frattempo il consumo nazionale e cresciuto anch'esso, mantenendosi a livelli superiori a quelli della produzione, il paese rimane un forte importatore netto, non creando, almeno al momento, problemi per l'equilibrio mondiale fra domanda e offerta di prodotti siderurgici. Lo spettacolare sviluppo della produzione siderurgica cinese influisce invece non poco sull'andamento dei prezzi delle materie prime. Per quanto riguarda i minerali di ferro, la brasiliana CVRD ha concordato con Arcelor, il maggior produttore mondiale, un aumento dei prezzi del 18 percent per te forniture nel 2004; BHP Billiton e Rio Tinto, dal canto loro, hanno ottenuto dalle acciaierie nipponiche un aumento del 18,6 percent per le forniture ''che verranno effettuate nell'anno finanziario che iniziera il prossimo 1 deg aprile. Anche per quanto riguarda il carbone da coke la siderurgia deve fronteggiare nuovi rincari, sempre dovuti alla crescente domanda cinese. In questo caso le tensioni sul mercato non sono dovute alle prospettive di crescenti importazioni, ma di possibili minori esportazioni. La Cina infatti che nel 2003 ha complessivamente estratto 1,6 miliardi di tonnellate di carbone (il dato comprende sia il carbone vapore che quello metallurgico), non riesce a sviluppare la produzione con un ritmo sufficiente per far fronte alla crescente domanda nazionale che riguarda entrambe le categorie, e questo andra ovviamente a scapito delle quantita disponibili per vendite all'estero. Sia le imprese minerarie australiane, che nel loro insieme esportano il 58 percent del carbone da coke destinato alle acciaierie, che la canadese Elk valley Goal, secondo esportatore mondiale con 25 milioni di tonnellate ogni anno, contano per il 2004 di spuntare aumenti del 20 percent circa.
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