Un saluto a tutti e un ringraziamento allAssociazione Italiana di Metallurgia ed al Politecnico, che mi danno la possibilita di ritornare ad uno dei miei primi interessi di ricerca, di quando dirigevo la rivista "Materie prime" di NOMISMA. Anche il mio primo volume e stato dedicato alle materie prime, ai prodotti di base, in particolare i metalli non ferrosi. Quindi non puo che farmi piacere riaffrontare questi temi. Giustamente e stato sottolineato che negli ultimi anni siamo entrati, a livello di economia mondiale, in una nuova era. I venti della globalizzazione hanno cambiato molte cose e nella interpretazione piu diffusa di questi fatti si e fatta strada lidea -a mio avviso molto semplicistica - che i settori cosi detti maturi siano da abbandonare ai Paesi emergenti, in quanto non trovano piu spazio nelle economie avanzate Va di gran moda dire: "Usciamo dal manifatturiero, sviluppiamo il terziario!". Sono ricette che riempiono la bocca ma, quando si va a vedere come sono fatte le realta delle nostre economie, si scopre subito che sono pochissimi i Paesi che possono applicarle concretamente. Si cita spesso la Gran Bretagna che, uscita dal manifatturiero, e entrata nel terziario, ma e un caso unico al mondo. Innanzitutto ha la piazza di Londra dotata di una eredita, una tradizione, un avviamento della finanza, che non e certo facilmente replicabile in Italia e negli altri paesi. Quindi il Regno Unito ha potuto uscire in parte dal manifatturiero perche ha sviluppato un terziario finanziario e bancario. Aveva poi una tradizione commerciale che si e rinnovata e ammodernata con lo sviluppo di una grande rete di distribuzione; e chiaro che si tratta di una ricetta attuabile in Gran Bretagna, Paese che essendo gia in possesso di alcuni elementi di fondo, ha potuto appunto spingere sul terziario. Gli Stati Uniti sono anchessi usciti dal manifatturie-'o, ma gli USA rappresentano a loro volta jn caso unico nel mondo;
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