Il termine rete sociale (social network) è utilizzato da alcuni anni per designare le co-munità virtuali degli utenti di piattaforme quali Facebook, Twitter o simili. H legame tra gli individui ("amici" in Facebook o"followers" in Twitter) è pertanto virtuale, mediato dal World Wide Web e quindi veicolato dall'infrastruttura tecnologica di Internet. La Sociologia quantitativa, tuttavia, utilizza il termine rete sociale da ben prima dell' awento di Internet per designare insiemi di individui tra loro connessi attraverso legami più tradizionali, in primo luogo la frequentazione reciproca che comporta una vera e propria prossimità fisica [1]. Ad esempio, un individuo adulto che vive e lavora in una città ha contatti sociali (seppure con frequenza diversa) con i propri familiari, i colleghi di lavoro, gli amici, gli utenti dei mezzi pubblici ecc. Com'è ovvio, è questa la rete sociale che ci intéressa se vogliamo capire e modellizzare i fenomeni relativi alla diffusione di épidémie, la maggior parte délie quali si propagano per contatto tra individui: alcune per semplice prossimità (starnuti o strette di mano possono trasmettere, ad esempio, influenza o morbillo), altre con contatti meno superficiali (si pensi aile malattie sessualmente trasmissibili o alla propagazione di epatiti e HIV causata dallo scambio di materiale infetto). II connubio tra Epidemiologia e Matematica ha una lunga tradizione. Il primo significativo utilizzo di un modello matematico risale infatti al 1927, quando Kermack e McKendrick proposero un sistema di equazioni differenziali per spiegare i dati dell'evoluzione di un'epidemia di peste in India [2]. La loro assunzione fondamentale consisteva nell'immaginare la popolazione come una specie di gas perfettamente miscelato, in cui ogni individuo era équivalente a tutti gli altri e aveva, in un certo intervallo di tempo, la mede- sima probabilità di incontrare qualunque altro individuo.
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