IL FALERNO

摘要

Negli anni più sereni, in cui era arnese ignoto la spada, un vecchio, di nome Falerno, coltivava le pendici del Massico: i pampini non proiettavano in quei tempi le loro ombre sui solchi e la sete veniva estinta ad una fonte o ad una vena di pura linfa. Volle il caso che Bacco, trovandosi a passare, sul cader del giorno, per quei luoghi, chiedesse ospitalità all'umile tetto. Falerno lo riceve nella sua capanna affumicata, s'affretta a preparargli dinanzi al focolare un desco: modesto, ma rallegratomore parentum da una festosa sollecitudine e non tarda a mettergli avanti un canestro di mele e frutti, umidi di rugiada, premurosamente colti nell'orto, e latte e miele e i doni di Cerere. Hac sedulitate senili-captus, Bacco non volle che mancasse alla parca ma gioconda tavola il suo liquore; e d'improvviso - o meraviglia - i bicchieri di faggio del povero contadino spumano del pampineo succo, e un liquido rosso cola dai vasi grossolani che raccolgono il latte; mentre distilla nel ciocco scavato a coppa un vino dal profumo delizioso. Accetta, dice Bacco, questi doni a te ignoti: essi renderanno un giorno famoso il nome di Falerno. E il dio si rivela. Beve il vecchio e si assopisce e non si sveglia che a mattino inoltrato. Nuova e più grandemeraviglia: le pendici del monte non sono più coperte da boschi, ma scintillano di floride viti, cariche di grappoli lucenti al sole. Da quel tempo, conclude Silio, il ricco Tmolo, d'ambrosio Chic e il vigoroso Metimno - celebri vini - cedono il campo di Falerno.