Oggigiorno le operazioni di risposta alle crisi (1) occupano una posizione predominante nell'ambito dello spettro dei conflitti (2). L'Italia non partecipa a campagne di guerra dal 1945 ed è altamente probabile che scenari di questo tipo non si presentino in un prossimo futuro. Eppure l'addestramento a operazioni di tipo war non può e non deve essere accantonato. L'instabilità e la rapidità con cui lo scenario geostrategico può cambiare sono tali da rendere questa opinione ampiamente condivisa a livello internazionale, tanto che la NATO, nel "Nuovo Con- cetto Strategico" del 2010 (3) vi fa espressamente riferimento. Se le Crisis Response Operations (CRO) hanno insegnato come sia determinante adattare continuamente strumento e procedure all'avversario e all'ambiente operativo, tramite un continuo riferimento ai feedback provenienti dal terreno (4), parallelamente è fondamentale studiare le battaglie e i "fatti d'arme" del passato per calibrare al meglio le attività del presente. Tra gli avvenimenti più importanti della Seconda guerra mondiale merita, a mio av- viso, particolare attenzione la "Battaglia delle Ardenne" (5), passata alla storia come la "Battaglia dei Giganti". Essa, ci dà lo spunto non solo per riflettere su aspetti di intelligence, logistica e tattica, ma ci consente al contempo di mettere in risalto alcune componenti appartenenti a un dominio non prettamente fisico eppure sorprendentemente efficaci e determinanti nell'economia di una battaglia: mi riferisco a leadership, sorpresa, morale.
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