Che il motore a scoppio fosse in sostanza un cannone modificato si ravvisa già nella specificazione, per cui, al pari delle vetuste bombarde rese più distruttive non dall'ingenuo incremento delle dimensioni ma da quello del numero delle canne, anche per quel motore l'aumento della potenza si ottenne accrescendo il numero dei cilindri. Ma per le canne come per i cilindri la disposizione geometrica ammetteva due possibilità: in linea, ovvero affiancati come gli organi o radiali come i raggi delle ruote. Nel primo caso, il più frequente, la disposizione contemplava un'unica bancata coi cilindri paralleli, quando però il loro numero cresceva si adottò spesso la disposizione a due bancate divaricate a V, con un angolo compreso fra i 30° e i 180°, e quando crebbe ulteriormente si escogitò la disposizione a W con tre bancate, e in rari casi con quattro, che fecero assumere al motore la denominazione "a ventaglio". Indipendentemente da quante fossero le linee e da come fossero disposte fra loro, il vantaggio ottenutone scaturiva dal poter moltiplicare notevolmente la potenza erogata, senza aumentare né il diametro dei cilindri, né la lunghezza dell'albero motore che, in tal caso, sarebbe risultato troppo debole per le crescenti sollecitazioni a torsione, e dal poter rendere la macchina più compatta, soprattutto per i circuiti di raffreddamento, lubrificazione e alimentazione. Nel secondo caso i cilindri, il cui numero oscillava da un minimo di tre a un massimo di dodici, tutti sempre separati da un medesimo angolo per la precisa simmetria radiale, valsero a fargli meritare l'etichetta di motore radiale o anche stellare.
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