Quando il Regio Esercito Italiano sbarcò in Libia nel 1911, pronto a combattere una guerra contro l'Impero ottomano per il possesso di quelle terre, a mala pena aveva qualche mappa di ciò che si ap-prestava a conquistare. Quando poi la guerra fu vinta, si aprì una nuova fase in Europa, ben più importante e decisiva: la Prima guerra mondiale che portò l'attenzione dell'opinione pubblica globale su altri scacchieri, decisamente più importanti e vitali per ogni Paese coinvolto. Durante la Conferenza di Pace di Parigi, tra il 1919 e il 1920, ben poco dei territori libici era rimasto nelle mani del Regio Esercito: i più lontani avamposti prima e le città dopo, erano stati persi sotto la spinta travolgente dei mujahidin e Édei loro duar. Il governo Giolitti, in seguito al disastro di Adua del 1° marzo 1896, si trovò davanti all'annosa decisione di lasciare quei territori o di conquistarli una volta per tutte: non si poteva più tergiversare: in gioco c'era il rispetto della comunità internaziona-le e una posizione di favore all'interno della regione mediterranea. Con l'avvento del Fascismo, alla fine del 1922, la politica estera italiana assunse caratteristiche ancora più risolute e la colonizzazione della Libia divenne uno dei punti fermi della politica espansionistica mussoliniana. Fu allora che molti Ufficiali, effettivi e di complemento, che avevano combattuto nella prima Guerra d'Africa, nella Guerra italo-turca e che nella Grande Guerra avevano posto le basi della propria esperienza professionale, toma-rono fra le sabbie della Libia. Alcuni di questi avrebbero composto un nucleo, piuttosto consistente, di Quadri che proprio in Colonia avreb-be espresso il meglio di sé, riuscendo ad adattarsi a esigenze incredibilmente diverse da quelle richieste dagli ambienti metropolitani. Alcuni poi avrebbero capito che la guerra da combattere non aveva quasi nulla di convenzionale e che andava affrontata operando con nuove tattiche e diversi metodi, avvalendosi in modo più sostanzioso e sistematico di mezzi moderni come le autoblindo, gli autocarri, le mitragliatrici e, soprattutto, gli aerei. Riguardo alla truppa, invece, dopo un esordio non proprio brillante causato dalla difficoltà oggettiva dell'ambiente desertico, i vertici militari decisero di costituire unità composte per lo più da volontari e reparti indigeni di vario genere. Venne, inoltre, migliorata la qualità delle strutture difensive e di comunicazione, agevolate dall'utilizzo del mezzo aereo, rivelatosi fondamentale non solo nell'attività bellica vera e propria, ma anche in quella di perlustrazione e di controllo, altrimenti impossibile, a causa della morfologia e dell'estensione territoriale.%At the end of the Peace Conference of Paris, between 1919 and 1920, very little of the Libyan territories, conquered in the war of 1911-12 against the Ottoman Empire, was left in the hands of the Italian Royal Army. The most distant outposts and the cities had been lost under the overwhelming thrust of the mujahed-din and their duar. With the rise of fascism, at the end of 1922, the Italian foreign policy took on even more resolute features and the colonization of Libya became one of the cornerstones of Mussolini's expansionist policy.
展开▼