Dal 1957, l'Unione Sovietica ottiene una serie di primati spaziali: dal lancio in orbita del primo satellite, al primo animale, uomo e donna nello spazio, mancando quello del primo uomo sulla Luna, che va agli americani, ^interesse dei sovietici per il cosmo, per il vuoto, si manifesta anche a colpi di linguaggio: i russi chiamano i loro piloti 'cosmonauti', al contrario degli americani che, più interessati agli astri nel senso occidentale del termine, e quindi al pieno, li nominano 'astronauti'. 42 anni prima del primo lancio spaziale, il 17 dicembre 1915 - con la presentazione di opere suprematiste tra cui Quadrato rosso. Realismo pittorico di una contadina in due dimensioni, oggi in mostra alla GAMeC -, Kazimir Malevič, autodefinitosi "Presidente dello spazio supremo", è il primo uomo a lanciare l'arte dello (e nello) spazio suprematista, teorizzando e praticando con l'"arte non-oggettiva", il rapporto tra vuoto e pieno, e il primato del "nuovo realismo pittorico", anch'esso denso di proiezioni future. Non è un caso che, nel 1920, nello scritto Suprematismo. 34 disegni, troviamo abbozzati anche i planity, edifici del futuro, orbitanti come satelliti intorno alla Terra e, in seguito, gli architektony, progetti di future città ideali per lo spazio galattico, dove si può bere tè versato dalla teiera suprematista nelle tazzine (anch'esse suprematiste), perché "Dio ha posto l'uomo in un sistema privo di peso". Con questa rivoluzione d'inverno, Malevic sottolinea che "l'arte perviene con il Suprematismo all'espressione senza rappresentazione...". Mentre i suoi compagni di strada - come Gontcharova e Popova - insistevano ancora sul cubofuturismo, lui proponeva già la pittura alogica e pre-suprematista, con dipinti come Mucca e violino (1913) 0 Composizione con Gioconda (1914), anticipando di quattro anni lo sberleffo duchampiano della Monna Lisa con barba e baffi. Ciò per dire della febbre di novità e visionarietà che muove Malevic, apripista a tutto campo. Con questa tabula rasa già nel 1920, in una lettera scritta a Michail Gersenzon sostiene che il pittore è "un pregiudizio del passato" il che rende ancora più stringente la domanda, posta da tempo, se quanto prodotto da Malevic dopo la fase suprematista con il ritorno alla figurazione sia da considerare come un'evoluzione o un'involuzione. Questa mostra, relativa al periodo 1906-1934, cerca di dare un ulteriore contributo al dibattito tutt'ora aperto. Per cui, se il Quadrato nero "è la forma di un nuovo organismo vivente [...]. Non è pittura, è qualcos'altro", ecco avanzare, dal 1927, le opere figurative supranaturaliste e poi suprarinascimentali, solo apparentemente figurative, perché sintesi avanzata come forma e contenuto del suprematismo. Dalle sue parole e opere, si avverte che tutti 1 suoi dipinti sono autoritratti, quadri di resistenza, evidente sviluppo di quanto ha sperimentato su forme, colori ed espressioni nelle scene, costumi e personaggi disegnati per lo spettacolo futurista Vittoria sul sole (1913), in cui compare il primo Quadrato nero, che appone anche come firma nelle ultime opere, ritratti e autoritratti ispirati al Rinascimento italiano. Un modus operandi consolidato dal fatto che vita e opere finiscono per coincidere. Per questo, la mostra si chiude con l'autoritratto nei panni di Cristoforo Colombo, coscienza non di una nuova arte, ma di un nuovo mondo.
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