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>L’antico potere dell’«aurea spada»: da attributo funzionale a personificazione di potenza. Contesti mitopoietici e finalità antropopoietiche di un arma non convenzionale (tra tradizione greca e tradizione mesopotamica)
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L’antico potere dell’«aurea spada»: da attributo funzionale a personificazione di potenza. Contesti mitopoietici e finalità antropopoietiche di un arma non convenzionale (tra tradizione greca e tradizione mesopotamica)
L’epiteto chrysaoros è generalmente attestato, nell’epica omerica e nell’innografia pseudomerica, per Apollo e Demetra, ma compare anche come attributo di Orfeo in Pindaro e in riferimento a Zeus Chrysaoreus nel culto cario di Stratonicea (antica Chrysaoris). Partendo dall’indagine etimologica dell’aggettivo (composto da chrysos e aor) e considerati i contesti in cui l’epiteto diventa qualificante, si vuole ricostruire lo specifico valore simbolico e sacrale della corta spada aurea che sembra associare alla funzione sacrificale del coltello il principio di regalità rappresentato dall’oro. Nell’ambito del discorso mitopoietico va altresì tenuto conto che l’aurea spada, menzionata nella forma aggettivale come attributo funzionale del dio, doveva anche evocare nell’immaginario greco arcaico la potenza terrifica personificata dal megas Chrysaor di stirpe titanica noto dalla tradizione cosmogonica esiodea come figlio di Medusa. Come personificazione di potenza, il grande Chrysaor troverebbe peraltro un interessante parallelismo in Šarur, l’arma ipostatica di Ninurta, investita da En-lil del potere di tenere gli occhi aperti sul Kur (la Montagna, la periferia estrema), nel mito sumerico del Lugal-e.
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