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>Biologia e dinamica di Anisandrus dispar F. (Coleoptera, Scolytidae) e suo possibile ruolo nella diffusione dei batteri agenti causali della moria del nocciolo
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Biologia e dinamica di Anisandrus dispar F. (Coleoptera, Scolytidae) e suo possibile ruolo nella diffusione dei batteri agenti causali della moria del nocciolo
Il nocciolo è una delle più importanti colture della provincia di Viterbo (centro Italia) per la qualità e quantità della produzione. Più di 80 insetti fitofagi sono infeudati a questa coltura, ma solo pochi di essi, come Anisandrus dispar F. (Coleoptera, Scolytidae), possono produrre gravi danni. Anche una fitopatia di origine batterica (denominata "moria") risulta essere uno dei maggiori problemi fitopatologici in questa regione. Gli obiettivi di questo Dottorato sono stati: chiarire alcuni aspetti non ancora ben studiati della bioetologia di A. dispar; tentare di evidenziare il suo eventuale coinvolgimento (diretto e/o indiretto) nella epidemiologia della moria; verificare l'influenza dell'ambiente sulla biologia dell'insetto. La sperimentazione è stata condotta in noccioleti situati all'interno e all'esterno della caldera del Lago di Vico, in particolare nei comuni di Caprarola e Capranica (Viterbo) dove l'incidenza della malattia è risultata molto alta. Il volo dell'insetto risulta essere notevolmente influenzato dalle precipitazioni e dalle temperature (minime e massime). Dai risultati infatti si evince che nei periodi di pioggia e/o di freddo il volo dell'insetto si interrompe per riprendere quando le condizioni meteorologiche migliorano. Sono state registrate catture di anisandro in un periodo compreso tra marzo e giugno. In tutti e tre gli anni considerati il picco di volo delle femmine si registra sempre nel periodo compreso tra l'ultima settimana di aprile e la prima di maggio. Non si registrano differenze tra le catture effettuate in aree in cui sono presenti piante di nocciolo in buono stato vegetativo e quelle in cui sono presenti piante poste in aree colpite dalla "moria". La ricerca mette in risalto che l'insetto inizia a volare con temperature di 13-14°C (registrate già nel mese di marzo), al contrario di quanto affermato da altri Autori che riferiscono che il volo dell'insetto inizia con temperature di 20-22°C. Dai campionamenti effettuati durante il triennio di ricerca 2003-2005 sono state catturate in totale 12.316 femmine di A. dispar. Su un totale di 5.678 insetti catturati vivi, più del 16% (915) è stato sottoposto a procedure per l'isolamento dei batteri presenti sia all'interno che all'esterno. Le colonie batteriche più rappresentative sono state sottoposte ad analisi biochimiche, fisiologiche e molecolari. Dalle prove di identificazione le popolazioni batteriche maggiormente associate all'insetto sono risultate essere ascrivibili alle famiglie delle Enterobacteriaceae e delle Pseudomonadaceae. Sulla base dei risultati ottenuti, al momento attuale non è possibile affermare il diretto coinvolgimento dell'insetto nella diffusione della malattia. Infatti i batteri selezionati tra quelli isolati esternamente e/o internamente all'insetto, durante il triennio di sperimentazione, non hanno riprodotto i sintomi della malattia quando inoculati su piantine di nocciolo. Sia per le Erwinia spp. che per le Pseudomonas spp., in grado dalla letteratura di poter provocare sintomi di moria, c'è da notare la difficoltà di ottenere i sintomi per mezzo delle prove di patogenicità in serra, sia utilizzando isolati ottenuti dall'insetto, sia da piante con sintomi di moria isolati nei noccioleti dei Monti Cimini, che da ceppi noti depositati nelle collezioni (nazionali e internazionali). Tutto questo, alla luce dei risultati ottenuti da studi epidemiologici effettuati in relazione a fattori pedoclimatici, sembra far propendere per una malattia ad eziologia complessa. Questa ipotesi è avvalorata anche dal fatto che la diffusione della malattia risulta maggiormente localizzata in aree ben definite (caldera del lago di Vico e nel comune di Capranica) mentre noccioleti situati in comuni limitrofi, seppur con le stesse condizioni agronomiche, non mostrano un'incidenza elevata della malattia. Sarà quindi importante in futuro approfondire gli studi per verificare quali fattori assumano maggiore importanza nell'innescare stress nella pianta di nocciolo rendendola più suscettibile all'attacco di patogeni.
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