Appalti e norme discriminatorie:La Corte Costituzionale si è di recente espressa riguardo alla certificazione dei prodotti a 'km zero', tenendo ben presente la tutela della libera concorrenza.

摘要

Quando la distribuzione dei prodotti agricoli deve essere intesa a km zero e fino a che punto un'azienda deve provare l'impegno per l'effettiva tutela dell'ambiente, per avere una priorità negli appalti del settore ristorazione, a fronte del principio di tutela della libera concorrenza? Il problema è arrivato all'attenzione della Corte costituzionale, che con la sentenza n. 292 del 2013 ha dichiarato l'illegittimità parziale della disposizione combinata degli articoli 3, comma 1, lettera c), e 4,comma 5, della legge della Regione Puglia del 13 dicembre 2012, n. 43, relativa alle "norme per il sostegno dei Gruppi acquisto solidale (Gas) e per la promozione dei prodotti agricoli da filiera corta, a chilometro zero, di qualità".In particolare, tale disposizione combinata è stata dichiarata costituzionalmente illegittima nella parte in cui include anche i prodotti semplicemente trasportati all'interno del territorio regionale, a prescindere dal livello delle emissioni di anidride carbonica equivalente connesse a tale trasporto, tra i prodotti la cui utilizzazione garantisce priorità nell'affidamento dei servizi di ristorazione collettiva da parte degli enti pubblici. Questo meccanismo falserebbe infatti la concorrenza a favore non soltanto dei prodotti il cui trasporto, in ragione della distanza tra il luogo di produzione e quello di consumo, ha un minore impatto ambientale, ma anche dei prodotti che, a prescindere da tale circostanza, risultino comunque trasportati all'interno del territorio regionale (pure inclusi nell'ambito della definizione dei prodotti "a km zero").